Il divorzio in Italia è possibile solo dopo la separazione coniugale. Non è possibile, infatti, ottenere il divorzio immediato ma bisogna aspettare 12 mesi dopo la separazione giudiziale.

Separazione e divorzio sono due procedimenti simili, tuttavia la separazione giudiziale o consensuale anticipa il divorzio, con cui il matrimonio civile viene annullato a tutti gli effetti.

Nel caso in cui un coniuge voglia divorziare e l’altro rifiuta, oppure se manca un’intesa tra i due su uno o più aspetti del divorzio, si ricorre al divorzio giudiziale, introducendo una vera e propria causa in tribunale.

Trattandosi di una causa in tribunale che non si risolve in una sola udienza, i tempi per ottenere il divorzio giudiziale possono variare in base all’entità dei contrasti nella coppia in merito a questioni quali:
– Affidamento condiviso o meno dei figli;
– Assegno di mantenimento dei figli;
– Calcolo dell’assegno di mantenimento del coniuge economicamente più debole.

Grazie alla riforma in materia di divorzio e alla nuova legge sul divorzio breve è possibile porre fine al matrimonio civile con divorzio giudiziale in 1 anno. Non solo il tempo, anche il costo di un divorzio breve è minore in questo caso.

Puoi optare, su consiglio dell’avvocato divorzista, per la negoziazione assistita che permette di risolvere in via amichevole la controversia attraverso l’assistenza di avvocati matrimonialisti. Con la negoziazione assistita si riducono notevolmente i tempi per ottenere il divorzio consensuale.

In base alla legge sul divorzio breve, nel caso in cui i coniugi siano d’accordo, si può ottenere il divorzio consensuale in sei mesi. In caso di divorzio senza figli, inoltre, la procedura diventa ancora più rapida.

Se i due coniugi si separano consensualmente e raggiungono il divorzio in maniera congiunta, il costo divorzio consensuale è ripartito tra i due. Ognuno dei due ex coniugi, di norma, paga le spese del proprio avvocato per divorzio senza chiedere nulla all’altro.

Dipende dalla situazione specifica. In caso di divorzio consensuale con figli, le questioni da trattare sono l’assegno di mantenimento per i figli e il loro affidamento condiviso o esclusivo. Nel caso, invece, di divorzio consensuale senza figli, le condizioni da chiarire riguardano il calcolo dell’assegno di mantenimento a favore del coniuge economicamente meno stabile e l’assegno divorzile.

Per poter procedere al divorzio consensuale, uno dei punti più importanti su cui i coniugi devono essere d’accordo è il mantenimento. Secondo la legge il coniuge economicamente più stabile deve versare, nei limiti delle sue possibilità, un assegno di mantenimento all’altro coniuge.

Nel calcolo dell’assegno di mantenimento vengono tenuti in considerazione alcuni criteri per garantire al beneficiario lo stesso tenore di vita di cui godeva durante il matrimonio e quello di cui avrebbe goduto successivamente, se il rapporto non si fosse interrotto. L’importo dell’assegno di mantenimento è rapportato alle concrete possibilità economiche del coniuge a cui spetta l’obbligo. In caso di divorzio consensuale, gli ex-coniugi possono accordarsi sulla misura dell’assegno o per l’esclusione di esso.

Ognuno dei due coniugi con o senza addebito, con o senza mantenimento del coniuge più debole, deve sempre provvedere al mantenimento dei figli: il genitore che vi convive attraverso l’assistenza quotidiana, quello che non vi convive con un assegno di mantenimento per i figli versato mensilmente. L’obbligo di mantenimento vale anche se il figlio è maggiorenne ma non economicamente indipendente. Per quanto riguarda le spese straordinarie, infine, esse vanno divise a metà tra i due genitori.

Quali condizioni possono essere modificate o revocate?

Sono le stesse condizioni negoziate in fase di divorzio, cioè:

– L’affidamento condiviso o esclusivo dei figli

– L’assegno di mantenimento al coniuge

– L’assegno di mantenimento dei figli

– L’importo e le modalità di versamento dell’assegno divorzile e di mantenimento.

In questo caso e qualora la relazione tra i due sia stabile e duratura, basata sulla convivenza e sulla comunione di vita materiale o spirituale (famiglia “di fatto”), scatta la perdita dell’assegno di mantenimento.